Quali caratteristiche imprescindibili deve avere un allenatore e un allenamento di una scuola calcio ?
L'allenatore
La parola d'ordine di ogni allenatore di bambini è: pazienza. Non bisogna mai perdere il controllo di sè anche quando l'esuberanza dei piccoli supera ogni limite e si è consapevoli di aver fatto tutto il possibile per evitare che il caos prenda il sopravvento. Spesso non è il caos il male peggiore ma la mancanza di fiducia. Chi svolge attività di base non si aspetta vittorie ma attende che emergano e si consolidino i giusti comportamenti.
Più i giocatori sono piccoli e meno hanno bisogno di parole, spiegazioni o interventi che bloccano l'esercizio. Sono il gioco e le partitelle ad insegnare più di qualsiasi discorso. I bambini si aspettano di divertirsi facendo tantissime attività di facile apprendimento e dimostrano spontaneamente e chiaramente la soddisfazione e il desiderio di partecipare agli allenamenti.
L'allenatore è un educatore che deve avere sempre ben presenti i principi dell'allenamento di base:
- il protagonista è il giocatore, non l'allenatore. Il gioco e gli interventi devono adattarsi alle reali necessità dei giovani calciatori e non alle eventuali aspettative dei tecnici, dei dirigenti, delle società, delle famiglie o della società. Tutti giocano, non solo i più forti.
- organizzare l'allenamento e le partite: la scelta degli spazi, dei tempi e delle squadre di gioco devono essere pensati e preparati in anticipo essendo importanti fattori che influenzeranno il buon esito delle sedute di allenamento. Le competizioni devono essere scelte sulla base delle capacità dei giocatori
- clima sereno: curare l'instaurarsi di rapporti empatici tra tutti i giovani giocatori e con l'allenatore eliminando l'ansia da prestazione, non rimarcando gli errori, sottolineando in positivo gli atteggiamenti costruttivi da parte dei giocatori
- aumentare il tempo di impegno motorio: scegliere i giochi per dare la possibilità ai giocatori di muoversi il più possibile riducendo i tempi morti, trasformando le file statiche di attesa del proprio turno in chiamate che premino i più attivi, non eliminando mai alcun giocatore dal gioco
- +gioco, -esercizi: giocare è una cosa seria per tutti i bambini. In età giovanile è fondamentale aumentare il gioco rispetto agli esercizi in quanto il gioco coinvolge maggiormente dell'esercizio la sfera emotiva/relazionale rispetto a quella tecnico/tattica che sarà progressivamente sviluppata solo a partire dalle categorie maggiori (dagli esordienti in poi si può iniziare ad allenare la tattica individuale). Si tratta quindi di trasformare gli esercizi analitici contraddistinti da ripetizioni di gesti non imprevisti e senza la presenza di un avversario in giochi di confronto, di sfida o situazionali con un certo grado di imprevedibilità e la presenza di un certo numero di avversari che costringe il calciatore a inventarsi una propria soluzione in un contesto che è anche più simile a quello della partita (il gioco principe)
- educare attraverso il movimento*: sviluppare la relazione tra la pratica sportiva tradizionalmente intesa (l'unione di efficienza fisica e coordinazione motoria) e altri ambiti della persona quali la creatività, l'autonomia, la consapevolezza, il pensiero critico, l'espressione emotiva, la capacità di relazionarsi costruttivamente, di creare legami e di esprimere le proprie emozioni. Deprecare la medicalizzazione eccessiva, uno stile di vita e abitudini alimentare non adeguate, l’agonismo esagerato, la competizione esasperata, l’ansia, il tifo in negativo, il sovraccarico fisico o lo svolgere l'attività senza le necessarie condizioni di sicurezza per la propria salute, ricercare scuse o alibi per giustificare un insuccesso. Contrastare qualsiasi prepotenza e discriminazione, non rimarcare l'errore, sviluppare la comunicazione, servirsi dell'auto-arbitraggio. Nello spogliatoio elogiare la coerenza, lo sforzo di comprensione verso sè stessi e l'altro, il dialogo, risolvere pacificamente i litigi e le incomprensioni, evidenziare le similutudini tra l'attività sportiva e la vita di ogni giorno; educare ad alimentarsi correttamente (dalla prima colazione allo spuntino prima dell’attività fisica), a curare e preparare il proprio materiale sportivo (farsi la borsa, pulirsi le scarpe, imparare a vestirsi a seconda della temperatura esterna, allacciarsi correttamente le scarpe; ecc.) e ad avvisare in caso di assenza
- appassionare allo sport*: combattere la sedentarietà (il 40% della popolazione italiana lo è), coinvolgere i genitori, fare giochi ed esercizi di attività motorie extra-calcistiche, trasmettere il piacere di allenare e godere nel vedere i ragazzi che si allenano, fanno fatica e stanno insieme ai compagni con piacere. Evitare l'utilizzo di punizioni di tipo fisico (tipo giri di campo, flessioni, piegamenti, balzi) per non associare l'attività fisica ad una sensazione di negattività
- orientarsi al compito*: per svolgere un compito che gli è stato assegnato (quasi sempre da un tecnico o un genitore) il giocatore dovrà risolvere dei problemi dovuti alla presenza e bravura (percepita) degli avversari o della difficoltà (percepite) del gioco di per sè. L'impegno e il convolgimento con cui il giocatore affronterà l'attività dipenderanno anche dalla percezione di potercela o meno fare a svolgere quel dato compito. Se l'obiettivo non è quello di fare una prestazione ma di svolgere il compito meglio della volta precedente allora ciascun giocatore sentirà che è possibile farcela. Sarà importante scegliere obiettivi che non diano importanza al confronto di prestazione con gli altri. Alcune attività devono essere non finalizzate al raggiungimento di un obiettivo specifico ma lasciate alla libera intepretazione di ciascun giocatore. Il bambino trova gratificante quando migliora le sue capacità e abilità. Far giocare tutti per un numero minimo di minuti e in tutti i ruoli, formare gruppi misti per abilità, accettare gli insuccessi, giocare con fiducia e coraggio, prevedere nel corso della stagione una progressione di complessità, trasmettere i principi di gioco, elogiare doti caratteriali del giovane allievo piuttosto che le doti fisiche o le prestazioni
- includere*: il calcio è un gioco per tutti indipendentemente da capacità, età, sesso, ceto sociale, etnia, ambiente familiare, pratica, interesse. Dare attenzione e distribuire equamente in qualità e quantità a seconda delle esigenze di ciascun giocatore le indicazioni fornite evitando paragoni tecnici e negativi tra compagni o con gli avversari, trovando soluzioni per rendere piacevole e soddisfacente il gioco per tutti equilibrando le squadre e prevedendo attività con più livelli di difficoltà in modo che ogni calciatore possa scegliere liberamente il grado col quale si vuole cimentare. Assegnare compiti di responsabilità, tipo la fascia di capitano, se possibile a ogni giocatore. Assegnare compiti di supporto ai giocatori più bravi tecnicamente per insegnare ai meno bravi in un clima di collaborazione positivo. Parola d'ordine: Pazienza!
- variabilità della pratica*: sperimentare e sviluppare sequenzialmente un'ampia gamma di esperienze motorie proponendo sedute destrutturate, utilizzando materiali diversi, chiamate randomiche, inserendo varianti (anche di forza, velocità, angoli d'azione) nelle attività tecniche secondo una complessità e difficoltà progressive
*L'allenamento di base necessità di una parola d'ordine, la pazienza, in quanto mira alla formazione e, attraverso alcuni dei pilastri (l'educazione, l'appassionare allo sport, l'orientamento al compito, l'inclusione, la variabilità della pratica), si rivela un investimento a lungo termine.
L'allenamento vero e proprio è trattato nell'articolo riguardante l'allenamento del calcio in età giovanile.