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    Imparare a giocare a calcio

    Chiunque può iniziare a giocare a calcio divertendosi perchè è un gioco intuitivo che ha pochissime e semplicissime regole: bisogna fare entrare la palla nella porta avversaria senza toccarla con le mani. E' solo la pratica però che insegna a giocare bene.

    Il fatto che il gioco del calcio abbia pochissime regole potrebbe far pensare che sia facile giocarci. In realtà il gioco del calcio è relativamente semplice per chi ci sa giocare bene ma è complesso imparare perchè ci si muove, si tocca la palla o si viene a contrastasto sempre e tutto con lo stesso arto: il piede. E' necessario un contesto di apprendimento adeguato: o giocando con gli amici magari nel campetto sotto casa oppure frequentando una formale scuola calcio in cui si permetta di giocare liberamente a sufficienza perchè il fatto di frequentare una scuola non è di per sè sufficiente a diventare bravi calciatori.

     

    Il gioco del calcio

    Il calcio è un gioco di squadra 'aperto' (come il basket, l'hockey, la pallamano) con gli avversari che possono invadere il campo avverso e quindi ad alto tasso di imprevedibilità che richiede un coinvolgimento importante sia delle facoltà di controllo motorio consapevole (durante le fasi di gioco in cui si ha tempo di rendersi conto delle condizioni di gioco) che di quelle di controllo inconsapevole (durante i contrasti o la pressione degli avversari).

    Il gioco del calcio è tra i più diffusi al mondo forse perchè ha pochissime e semplici regole: la squadra che ha la palla cerca di fare goal nella porta avversaria senza toccarla con le mani mentre la squadra senza il possesso cerca di impedirglielo. Solo un giocatore può prendere la palla con le mani ma solo all'interno della prorpia area di porta oppure durante una rimessa laterale che poi è l'unico gesto tecnico codificato (al contrario di sport come, ad esempio, il rugby in cui tantissimi gesti sono codificati).

     

    Gioco o Sport?

    Il dilemma di ogni genitore è se lasciar giocare liberamente il proprio figlio sotto casa con gli amici oppure se iscriverlo a un corso presso una società sportiva specializzata. La mia opinione è che se c'è la possibilità non è mai controindicato giocare liberamente con gli amici per lo meno fino a quando le dimensioni del campo di gioco sono compatibili con lo sviluppo del bambino. Dall'adolescenza in poi è invece diventa importante giocare in spazi e con un numero di giocatori sempre più simile a quello che si troverà in età adulta.

    L'altro dilemma atavico è se giocare partite o fare esercitazioni. La mia opinione è che giocando le partite si viene in contatto con tantissime situazioni e con molti principi tecnici e tattici del gioco: finalizzazioni, continuità, imprevidibilità, pressione da parte degli avversari e transizioni. La partita libera è teoricamente il miglior esercizio: più si gioca e più si diventa bravi. Mentre nel calcio di strada ogni bambino è costretto a cavarsela sempre da solo tirando fuori il meglio di sè in ogni occasioni nelle scuole calcio non sempre si gioca  in contesti simili a quelli del campetto sotto casa. E' chiaro che se il campetto del quartiere è pieno di giocatori di età superiore per cui per i più piccoli il gioco non è così coinvolgente allora diminuiscono le occasioni di esercitarsi per i bambini meno dotati e quindi è bene rivolgersi ad altri contesti in cui il bambino possa avere l'opportunità di confrontarsi in modo più diretto e costante con la palla e le situazioni di gioco.

    "Il gioco che una squadra di adulti esprime non è un fenomeno spontaneo e naturale in quanto la sua realizzazione non è frutto della casualità o di un'autorganizzazione più o meno consapevole dei suoi componenti. Queste caratteristiche appartengono piuttosto al cosiddetto calcio di strada dove bambini e ragazzi si ritrovano per esprimere l'essenza dell'aspetto ludico di questo sport. Il gioco praticato da una squadra è invece un fenomeno costruito, in cui l'allenatore concretizza la sua idea di gioco" (Vulcano, Tesi FIGC 2021/22, vedi bibliografia).

    Nel gioco di strada l'adulto è praticamente assente mentre in una società sportiva è tradizionalmente l'adulto che costruisce l'ambiente di gioco compiendo un atto che già distorce l'autonomia del bambino. Spesso gli adulti non sono consapevoli della serietà con cui ogni bambino affronterebbe e organizzerebbe invece da sè il gioco. Ogni bambino infatti gioca naturalmente per il gusto di giocare, al contrario ogni società sportiva persegue filosofie differenti:

    • ludica:        giocare per divertirsi
    • agonistica: giocare per raggiungere determinati traguardi
    • educativa:  giocare per allenarsi alla vita (anche se lo sport non è nato per educare)

    Le società sportive, in base alla filosofia abbracciata, scelgono l'allenatore adatto e il tecnico dovrebbero rispettare le leggi naturali riguardanti l'età dei giocatori e i contenuti e la didattica si dovrebbero adattare alle caratteristiche dei bambini piuttosto che alle personali idee di gioco dell'allenatore. Nel calcio di strada in cui la finalità è quella del divertimento non esistono squadre o idee di gioco fisse nè tantomeno regole federali o allenatori per cui un conto è il gioco e un conto la pratica di uno sport anche se organizzato e con regole semplificate adatte all'età dei bambini.

     

    Problemi del calcio

    Lo sport è sempre organizzato dagli adulti per cui le cause dei problemi sono principalmente ascrivibili a una gestione sbagliata da parte degli adulti del percorso di appredimento offerto ai bambini spesso perchè è difficile capire le caratteristiche e i bisogni dei bambini che di volta in volta hanno di fronte. Ogni bambino, se lasciato giocare nel giusto contesto, trova la strada per apprendere e affinare le sue abilità meglio di quanto qualsiasi allenatore possa fare. Per questo, ad esempio, è solo dai 14 anni in avanti (dai 13 per le ragazze) che è bene che il gioco si svolga anche in società sportive. Il gioco sportivo può andar bene anche prima dei 14 anni ma solo se si svolge in un ambiente adatto alle reali esigenze del bambino e non a quello che pensano gli adulti o, peggio, scimmiottando i comportamenti degli adulti.

    (clicca sul paragrafo per approfondire questo argomento)

     

    Presupposti per l'Attività di base

    Si può iniziare a imparare a giocare a calcio a partire dai 7 anni, età in cui lo sviluppo dei movimenti fondamentali dovrebbe essere già giunto a maturazione. Fino ai 7 anni si presuppone che il bambino abbia avuto adeguate possibilità di sviluppare la motricità di base. Ancora oggi però lo strumento principe dell'educazione motoria in età infantile è costituito dai cosiddetti giochi tradizionali figli di un tempo in cui la vita era dura, l'educazione autoritaria e chi sbagliava veniva punito anche fisicamente per cui l'eliminazione di un giocatore era una una delle pene meno temute.

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    L'attività di base

    L'attività di base è l'attività di formazione e sviluppo delle capacità di gioco del calcio che va dai 7 fino ai 17 anni circa ed ha peculiarità diverse da categoria a categoria. L'attività dei bambini è molto diversa anche da quella degli adulti sia in allenamento che nelle partite e per l'attività di base non bisogna prendere a modello di riferimento il calcio professionistico dato che lo scopo non è quello di vincere ma di imparare a giocare mentre nell'attività degli adulti assume fondamentale importanza il risultato e la prestazione individuale e di squadra. Mentre al centro dell'attività agonistica c'è il risultato e lo spettacolo (nel momento in cui è presente il pubblico) al centro dell'Attività di base c'è sempre e solo il bambino.

    I contesti e i mezzi allenanti devono essere scelti in base allo sviluppo neuromotorio che è specifico e diverso per ogni età (o categoria) e per ogni abilità di un giocatore. Ad ogni gruppo di giocatori deve corrrispondere un contesto, una didattica e dei contenuti adeguati per cui non esiste un unico modo di allenare anche all'interno di una stessa società sportiva.

     

    L'allenamento nella scuola calcio

    L'allenamento si compone di diverse attività, alcune propedeutiche (non direttamente relazionate con la partita) cioè didattiche, altre situazionali-specifiche (situazioni di gioco, partite a tema, partite) con un elevato grado di libertà e imprevedibilità. Bisogna allenare le abilità specifiche del calcio senza sottovalutare che la multilateralità è sempre una buona cosa ma c'entra relativamente con un gioco specifico. Fondamentale è il contesto di gioco. Ad ogni contesto corrisponde una risposta specifica.

    Ogni allenatore organizzerà l'attività diversamente in base alla mission societaria (ludica, tecnico-elitaria, educativa) e all'età e al livello di bravura dei giocatori. Ad esempio se il motivo per cui ci si allena è quello di divertirsi sarà dato molto più spazio ai giochi e alla partita libera e gli interventi dell'istruttore saranno ridotti al minimo anche verso quei giocatori maggiormente dotati.

    Nel praticare il calcio di strada ci si allena in modo non programmato e non prevedibile ma sostanzialmente con buoni risultati. Non a caso la letteratura scientifica mostra che buona parte dei campioni sportivi ha militato per molta parte del percorso infantile in società non professionistiche. Il calcio di strada è funzionale fino all'età di 14 anni. Dai 14 anni in poi diventa sempre più importante allenarsi in situazioni specifiche che non è possibile trovare nel cortile di casa ma che necessitano di contesti adeguati: impianti di gioco, squadre e tecnici. Se per l'attività giovanile (dai 14 anni in avanti) è preferibile praticare il gioco organizzato non è detto che questa scelta porti i suoi frutti se applicati in età precedenti. Inoltre è molto difficile correggere successivamente le abitudini scorrette acquisite in età giovanile. Il gioco deve essere adeguatamente semplificato proponendo competizioni adatte per ogni specifica fascia d'età senza precorrere i tempi ma seguendo il naturale e fisiologico sviluppo del bambino.

     

    Le capacità coordinative e la mobilità articolare

    (clicca sul link per approfondire questo argomento)

     

    Le capacità condizionali

    (clicca sul link per approfondire questo argomento)

     

    La tecnica

    Generalmente allenata in situazionale ma se propedeutica allora va allenata in continuo, globale, mai analiticamente (vedi articolo sulla didattica)

    • rapporto piede/palla
    • conduzione della palla, cambio di direzione
    • passaggio (filtrante, oltre la linea di copertura)
    • controllo, stop, difesa della palla, ricezione
    • finta e dribbling frontale, dorsale e laterale, sterzata
    • possesso di posizione (3c3+2j)
    • timing, anticipo
    • situazioni di gioco
    • Gesti motori specifici

     

    La tattica

    Quella individuale si insegna e si allena solo dalla categoria esordienti in poi (nei giovanissimi si introduce la tattica di reparto e negli allievi quella di squadra)

    • linee di passaggio
    • possesso in continuità con la transizione
    • duelli (1c1, 2c1, 2c2)
      • 1vs1, situazionale (mistersoccer italia, YouTube)
    • (2c2 + 4 sponde)
    • offensiva
      • sostegno
      • smarcamento
      • scaglionamento
      • ampiezza
      • mobilità
      • imprevedibilità
      • penetrazione
    • difensiva
      • marcatura
      • pressione
      • scalata
      • copertura

     

    Il ruolo del portiere

    • la presa frontale, analitico (Daniele Monzani, YouTube)
    • la parata
    • Avvio al tuffo, analitico       (Daniele Monzani, YouTube)
    • Il tuffo, analitico                 (Daniele Monzani, YouTube)
    • Affinare il tuffo, analitico     (Francesco Scabar, YouTube)
    • le uscite
    • il rinvio
    • la posizione
    • l'intesa coi compagni
    • Relazionalità, inclusività, creatività

     * si possono allenare in sicurezza dai 14 anni in poi

     

    Ai ragazzi va insegnata la lealtà, la correttezza, che tutti sbagliamo e che questo non vale un giudizio negativo sulla propria persona ma, anzi, è l'unico modo per migliorare.

     

    Didattica:

    La partita libera è il gioco più gradito e non può mancare in ogni seduta: più si gioca liberamente e più si diventa bravi a giocare le partite. Più si gioca vincolati e più si diventa bravi ma a fare i burattini. Anche dal punto di vista atletico la partita è allenante a patto che ogni giocatore sia davvero partecipe. Il gioco è la parola d'ordine soprattutto nelle categorie inferiori quindi, prima di tutto, spendere poco tempo per le spiegare le regole delle attività o del gioco del calcio che ne ha davvero molto poche: chi ha la palla cerca di fare goal nella porta avversaria e chi non ce l'ha cerca di impedirlo, questo è il succo.

    Nella partita sono presenti il molti spunti tecnici e tattici per cui l'allenatore dovrebbe solo adattare gli esercizi alle situazioni, ai contesti-partita. Quindi è auspicabile che nelle attività siano presenti finalizzazioni, continuità, imprevidibilità, pressione da parte di avversari e variazioni.

    Durante le partitelle (anche con vincoli o regole particolari) l'allenatore deve prestare la massima attenzione perchè è quello il contesto in cui ogni giocatore esprime il meglio di sè e mostra gli errori su cui deve lavorare. Bisogna lasciar liberi gli allievi di sbagliare magari facendoli riflettere singolarmente sulle loro percezioni sensoriali in modo che prendano sempre più confidenza col proprio corpo, con le proprie scelte spesso inconsapevoli. Allena molto di più la partita dell'allenatore. A livello giovanile non è importante lavorare in funzione della prestazione. La correzione degli errori deve essere fatta al momento giusto (e non sempre il momento giusto è non appena l'errore sembri evidente), avendo ben compreso quale sia la causa dell'errore e utilizzando argomenti efficaci mentre non sempre conosciamo a fondo un allievo o troviamo le giuste parole per lui. Spesso è meglio un intervento in meno che uno in più, l'allenatore deve osservare e intervenire interrompendo il gioco solo se proprio lo ritiene indispensabile. E' inutile sperare che le spiegazioni in allenamento si trasferiscano in scelte coerenti in partita.

    Proporre situazioni ma quali? Osservare ma cosa? Intervenire poco anche se si commettono errori grossolani. Lasciar sperimentare, sbagliare, liberi i giocatori. Non lasciare nulla al caso e non fare le cose solo perchè si sono sempre fatte così.

    Gli studi mettono in risalto l'efficacia dell'apprendimento differenziale basato sull'inserimento di continue e randomiche variazioni in oppisizione al tradizionale esercizio costruito nella speranza che la natura dell'apprendimento sia lineare cioè tante ripetizioni correggendo man mano gli errori

    La didattica del calcio giovanile, approfondimento

     

    Categorie della scuola calcio e del calcio giovanile

    Attività di base per la formazione delle categorie dai 6 ai 13 anni (con data di nascita per la stagione sportiva 2022/2023) e con, tra parentesi, la taglia del pallone da utilizzare:

    livello nati nel ... categoria scuola livello formativo (taglia palla)
    U06-U07 2017-2016 piccoli amici ultimo anno di materna e 1a primaria abilità e capacità di base (3)
    U08-U09 2015-2014 primi calci 2a e 3a primaria mini calcio 3:3 (3)
    U10-U11 2013-2012 pulcini 4a e 5a primaria calcio a 5 e a 7 (4)
    U12-U13 2011-2010 esordienti 1a e 2a media calcio a 8 (4)

     

    Sono considerate calcio giovanile (in cui si gioca 11:11) le categorie:

    • u14-u15                   (nati nel 2009-2008),  giovanissimi (3a media e 1o superiore)
    • u16                          (nati nel 2007),          allievi                  (2o superiore)
    • u17                          (nati nel 2006),          allievi misti (maschi e femmine di due anni più grandi)
    • Juniores, 18-19 anni, (nati nel 2005-2004)
    • primavera, 20-21 anni ma solo per le squadre professionistiche (A, B, Lega Pro)

     

     

    Risorse online: